NELLA LUCE DI CARAVAGGIO LA MOSTRA A MONTALE...
'Ripensamenti' e pittura a 'risparmio'
Le analisi confermano...Caravaggio
Sotto vernice appare la modella di Caravaggio !
Il Caravaggio misterioso svela dalle radiografie, il disegno nascosto della sua modella Fillide Melandroni… Ancor più che misterioso questo dipinto è maledetto come il suo autore, perché in esso, per la prima ed unica volta nella storia della pittura antica, un pittore esprime gesticolando, un messaggio disperato. Il Merisi ritrae se stesso in un doppio autoritratto, come se fosse stato già decapitato, ed al tempo stesso, supplicante verso il Davide. Con la mano aperta, ‘ferma la condanna’, e con il pollice in alto, ‘salvami’. Solo il Pontefice avrebbe potuto fermare la condanna a decapitazione che gravava sul collo di Caravaggio assassino, e questo dipinto forse doveva essere l'ultima richiesta di grazia. Il messaggio, è talmente evidente da lasciare basiti. Il mistero si infittisce quando, effettuate le radiografie nel dipinto ,da sotto vernice, appare il disegno ad abbozzo, con le fattezze dalla amata modella di Caravaggio Fillide Melandroni…. quel volto angelico in cui albergava una donna di vita. Sì, è proprio lei, Fillide, amante e modella di Caravaggio. Questo dipinto del primissimo 600’,evidenzia una tecnica molto sofferta ed elaborata, con pentimenti, campiture ed una tecnica più che compatibile con le ultime opere del Merisi. La modella doveva probabilmente perorare la richiesta di grazia, da Caravaggio al Pontefice. Ecco perché nella radiografia, le piccole mani di Fillide sono disposte sotto, gesticolanti come quelle di Caravaggio. Finalmente un grande studioso, ha voluto intraprendere, con pacatezza ed estrema attenzione, le ricerche su questo Dipinto. Lo studioso, quando ha visionato da vicino il Dipinto,dopo essere rimasto assorto in assoluto silenzio per svariati minuti, ha sussurrato: ‘Questo dipinto è ‘SCONVOLGENTE’’. da ''Indagine per un IDENTIKIT" di Giulio Torta edito dalla Associazione Culturale Terza Esperide di Palermo "L’ORMA DEL GENIO"... Che in Arte possano manifestarsi talvolta delle sorprese strabilianti ed impensabili, sappiamo che può succedere. Anche Il grande Federico Zeri, in più occasioni espresse le sue convinzioni che, ancor al giorno d’oggi,nella nostra Italia, possano trovarsi eccezionali Opere di scultura e di pittura purtroppo neglette ed incomprese,a causa di eventi imponderabili, o per il susseguirsi di stili e mode contrapposti nell’arco di nuovi secoli. Basterebbe guardarsi meglio intorno, e cercare con più attenzione, per restare in certi casi abbagliati dall’energia racchiusa in oggetti eseguiti alcuni secoli fa, ma oggi distanti anni luce dai gusti attuali della gente e dalla nostra società consumistico- borghese. Una delle più importanti mostre dedicate a Michelangelo Merisi da Caravaggio, ritenuto dai più, a ragion veduta, il massimo esponente di Pittura di tutti i tempi, avvenne con grande clamore a Milano nel 1951. Con la presentazione di Roberto Longhi, si esposero buona parte dei cinquanta Caravaggio esistenti al mondo,allora ritenuti certi. Oggi sappiamo che di Opere certe e supportate da riscontri concreti ne esistono circa cento. I Capolavori si sono raddoppiati in cinquanta anni, con la acquisizione ,in media, di un nuovo dipinto per anno, a volte con sofferte diatribe, che vedono ed hanno visto contrapporsi studiosi in opposte fazioni. Ma veniamo adesso al "Mistero" racchiuso in un dipinto già conosciuto da alcuni storici dell’Arte e Studiosi, grazie ad una vecchia foto in bianco-nero della Fondazione Longhi. Il Dipinto, in Collezione privata di ubicazione ignota, risultava opera di probabile scuola napoletana, e comunque di paternità "anonima". Il caso vuole che un grande appassionato ed attento ricercatore di Opere Arte, dal fiuto da "cane da Tartufo", si imbatta in un dipinto, di privata Collezione, che profuma, non solo di tartufo e porcino, ma di storia, di tensione, di Arte vera. Il nostro amico, legge la tensione smisurata racchiusa in quel dipinto...un "Messaggio" di angoscia...un sofferto gemito disperato. Una scena che da sempre è ritenuta classica e blindata : David e Golia. Punto e basta.Ma in quel dipinto esiste un personaggio che sembra chiedere qualcosa al giovane Davide. Che c’entrava in un soggetto così classico quella presenza inconsulta, gratuita, quasi fastidiosa... Da una semplice intuizione, impregnata di curiosità e di energie, come se una calamita attraesse pensieri magnetici , una determinazione : bisognava indagare.
Analisi Scientifiche: "INDAGINE PER UN IDENTIKIT" Se pensiamo di ritenere che quel personaggio possa avere un significato, bisogna trovarlo, e questo anche in considerazione che solo un Artista ECCEZIONALE avrebbe potuto inventarsi un tale messaggio, contro ogni logica e convenzione.. ....Salvami, mio signore...non mi fare morire così...decapitato... più che un messaggio, una supplica. E se fosse stato Caravaggio a ritrarsi così in un dipinto, con un doppio autoritratto, raffigurandosi sia nell’attore della scena che nella testa tronca di Golia decapitato? Lui, bocca dischiusa, sguardo sofferto, una mano aperta come a voler "fermare" la condanna (una enorme somiglianza con gli ultimi ritratti del Maestro conosciuti)...e l’altra mano con il pollice verso l’alto, come si usava nella antica Roma Imperiale, in richiesta di grazia direttamente al Papa Paolo V (personificato metaforicamente nel Davide). Se così fosse, sarebbe la prima volta che un pittore ritrae se stesso in questo modo, non per inserirsi nella scena, quale spettatore... ma da protagonista di un tragico disperato messaggio autobiografico. Ma è possibile che nessuno, tra i tanti studiosi che conoscevano il dipinto catalogato su vecchia foto in bianco e nero presso la Fondazione Longhi, si sia accorto di questo "messaggio"? Forse perchè questo rappresenterebbe una assoluta novità in Arte. Un dono ambitissimo (Caravaggio era il pittore più richiesto e pagato dai nobili di quel tempo) che poteva avere la funzione di far modificare, forse, la sentenza di morte...una speranza...con una supplica. Dono prezioso e Messaggio disperato. Quella scena, con autoritratto implorante, fa da supporto alla richiesta di grazia. Solo così possiamo forse interpretare e probabilmente capire il dipinto. Si, Caravaggio aveva ucciso un giovane, per futili motivi, nel maggio del 1606, e, colpito da condanna a morte per decapitazione, era fuggito da Roma... Fuga che lo porterà sul finire della Sua corsa anche a Palermo,(dove dipingerà la stupenda Natività, ancora purtroppo in mani furtive), per poi ritornare a Napoli, gli ultimi giorni della sua vita avventurosa, prima di morire,in una spiaggia vicino Grosseto, forse ucciso da sgherri spietati, da tempo sulle sue tracce. Ma le sorprese dovevano ancora venire...poichè avuta la disponibilità da parte del fortunato proprietario Collezionista, ad eseguire le analisi sul dipinto, effettuate le prime radiografie da parte di tre professori, studiosi accreditati della EMMEBICI di Roma, (che hanno tra l’altro già effettuato indagini radiognostiche su altri dipinti di Caravaggio), ed ancora la riflettografia effettuata dalla M.I.D.A. diretta dell’ingegner Claudio Falcucci...sotto il ritratto dell’implorante, appare, come un fantasma nascosto... una giovane donna, con le sembianze, guarda caso, della Fillide Melandroni, amica e già modella di Caravaggio. Si intravedono con la radiografia le piccole mani della donna, nella stessa posizione di quelle visibili nel dipinto, donna che era stata scelta, probabilmente per intercedere Lei, gentil donna, e richiedere la grazia. Una scelta inopportuna ,in quanto Fillide era una prostituta, certo non proponibile ad un uomo di Chiesa). Chi sa, forse questa modifica in stesura d’Opera potrebbe esser stata effettuata dal Maestro, ritenendo che sarebbe stato anche più giusto chiedere in prima persona la grazia, senza alcun intermediario. Di fatto, questo tipo di modifica in stesura, per diversi eminenti studiosi, risulterebbe essere prova 'inconfutabile' della mano dell’artista. Il solo capace di eseguire un dipinto senza disegno preparatorio di base, (come stabilito dalla nostra radiografia) e l’unico a poter modificare, senza cancellare, e con estrema padronanza, un soggetto prestabilito, in un altro nato di getto, durante l’esecuzione. Un Mostro...di bravura e fantasia, che dipinge quest’Opera con la tecnica a risparmio, come faceva Caravaggio, con una preparazione di base bruna,con sabbia,come faceva Caravaggio, e che usa troppi segreti tecnici propri del Maestro, estremamente particolari, se non unici, che si riscontrano anche con la "Riflettografia" eseguita per capire il più possibile sul dipinto. Dalle analisi riflettografiche si legge ciò che non si poteva sino a qualche anno fa. Una tecnica nuova che consente di vedere sotto la vernice, ma non a fondo, come fosse una delicata indagine sotto cute. E così spuntano nel dipinto anche le "Campiture" a sbuffi di vernice e punta di pennello, nella spalla, nella gamba...Quei segni usati solo da Caravaggio, per dividere le masse delle figure senza disegno di base, prima di andare a mano libera, e chiudere così le proporzioni,ancor prima delle sfumature,toni,brillii,colpi di luce.Una musica dove ogni nota và per incanto al suo posto, senza una pecca o una imperfezione...anzi, in un suono dalla voce ferma e dai toni decisi, celestiale e tragica come solo la forza della natura può essere. Un insieme unico e irripetibile... come una Orma di un Genio...Caravaggio. Adesso l’ultima scoperta...sensazionale. Grazie alla indagine effettuata con la Spectrografia "RAMAN", effettuata il 30 marzo 2007 dalla Dottoressa Giulia Moscardi della equipe del Prof. Pietro Baraldi, delle Università di Modena e Reggio Emilia, si sono identificati i pigmenti delle "braghe" e della "camicia" del Davide. Lo stupore è divenuto un ulteriore mistero: ...vernice composta da una gran quantità di cristalli di LAPISLAZZULI. E non solo nelle braghe del Davide, ma sotto forma di ossidante e sbiancante, anche nella "camicia" bianca. Come a voler impreziosire nel Dipinto solo il Davide (a conferma che si sia voluto personificare in lui il Papa, l’unico che avrebbe potuto graziarlo). Si conosce da antichi repertori l’acquisto di un ingente quantitativo di LAPISLAZZULI da parte di Caravaggio, ma non abbiamo conoscenza (ad oggi)dove questo allora preziosissimo colore, sia stato adoperato... ............CONTRO LA ATTRIBUZIONE.................. Il Dipinto era stato già stato collocato cinquanta anni addietro dal grande Roberto Longhi come opera caravaggesca di pittore anonimo. Il Longhi, che può definirsi colui che più di ogni altro abbia studiato e valorizzato il Merisi, su foto in bianco nero, aveva glissato su qualsivoglia attribuzione. Anche il Professor Papi, allievo della Professoressa Mina Gregori, già allieva del Longhi, ha affrontato uno studio su Paragone n.36 del 2002, collocando il dipinto,(sempre su foto bianco/nero, in quanto presso ubicazione ignota di privata collezione)al Maestro del David (caravaggesco sconosciuto, battezzato per l’occasione). Chiaramente con paletti di tale entità, discutere eventuali ricerche effettuate, diventa...difficoltoso. Di fatto, crediamo che tutti i Critici o gli Storici che guardino questo dipinto, restino ...infastiditi da una iconografia troppo difforme dalle logiche della pittura. Mi spiego. Inserire un personaggio "sconosciuto" in una iconografia classica, negli inizi del ’600 è semplicemente PAZZESCO ed incomprensibile. Come se un pittore (ancora durante la Controriforma) ribaltasse tutti i criteri sia formali che convenzionali, scardinando la logica di quel tempo (ed anche quella odierna). Probabilmente, solo se consideriamo insieme l’immenso estro creativo di un Genio assoluto come quello di Caravaggio e la Disperazione quasi rassegnata degli ultimi mesi della Sua tragica vita, possiamo finalmente accettare e quindi comprendere questo Dipinto. Un Dipinto veramente unico che crediamo impregnato di bagliori di follia, ma carico altresì di rassegnazione e fremiti di morte, con una tenue speranza che sembra amalgamarsi ad un lucido testamento. Un’Opera che, dopo oltre sei anni di pazienti ricerche, con il susseguirsi di decine di caute ma sempre più determinanti conferme, oltre a basilari riscontri tecnico scientifici, risulta ancora talmente incomprensibile da non essere preso in considerazione dal Ghotha della cultura accademica. Purtroppo il grande Federico Zeri non e’ piu’ tra i vivi, il solo che aveva il coraggio e la intuizione, sensibilita’ apertura fiuto e determinazione di andar spesso controcorrente, e che probabilmente avrebbe voluto e potuto entrare in causa... eppure siamo sicuri che quest’Opera rappresenterà prima o poi, un importantissimo riferimento per avvicinarci ulteriormente ad una mente talmente creativa ed unica da non essere stata ancora oggi del tutto compresa, e che crediamo mai lo sarà del tutto. Il Direttore del Museo Virtuale Federico II e il Medioevo www.federicoiiedintornimuseum.it Giulio Torta.